giovedì 10 marzo 2011

Le lusinghe del potere ostruito

E venne il giorno. In fin dei conti atteso, ma pur sempre inaspettato.

Quel giorno che, se ci avessero chiesto di renderlo in quadro, avremmo dipinto come l'Ultima cena leonardesca. Quel giorno in cui ti chiedi come ci sei riuscito; e ti chiedi se sei proprio tu, oppure un tuo omonimo, un ologramma, un'imitazione di Corrado Guzzanti (alzatevi in piedi e dite "amen"), uno scherzo di quel geniaccio fortunatamente incompreso di Luca Barbareschi. Quel giorno in cui ti verrebbe da slacciare ogni freno inibitorio della comunicazione per urlare al mondo intero (naturalmente dalla tua bacheca facebook): "E' fatta!".

Qualcuno starà pensando che "il giorno" sia quello del conseguimento della tanto vergognata laurea in "Goditoria & baldoria": nulla di tutto questo. E non ci si riferisce neanche alla data del primo contratto da giornalisti, anche perché in questo caso dovrebbe venirci in soccorso la profezia Maya.
No, parliamo di cose ben più importanti. Perché prima (ma parecchio prima..) di essere studenti universitari, aspiranti giornalisti e sospiranti ospiti di "Ballarò", siamo innanzitutto uomini. E in quanto tali per colmarci il petto d'orgoglio non bastano né un titolo di dottore, in non si sa che cazzo, annunciato da una voce ufficiale "per il potere conferitomi dal Magnifico Rettore, da Mago Silvan e dal tabaccaio qui sotto"; né può bastare un foglio a4 prestampato in burocratese che indichi da quando a quando si avrà l'onore d'essere sfruttati per il secondo mestiere più antico del mondo. Il leccaculo.
Per farci sobbalzare d'orgoglio servono emozioni come quelle scaturite da pubblici e ufficiosi riconoscimenti di malcelata disistima, dichiarazioni buttate lì in un discorso apparentemente vacuo, che amplifica perciò quel che di estemporaneo viene detto. Come la frase: "altrimenti potete visitare il blog di facoltà, 'Screditoria & Tortura'."
Parole di Vittorio Ridotto, colui che dirige il nostro corso di laurea con la stessa rigorosa determinazione con cui da piccoli ci impegnavamo nel non rovinare gli angoli delle pagine del "Sussidiario"; con la stessa solerzia con cui in Italia i medici specialisti rilasciano fattura; e con la stessa dura fama di Otto von Bismarck, che però almeno un paio di volte nella sua vita è stato visto ridere.

Le persone vicine al suo ambiente (Guglielmo I "il Grande" e Patty Pravo) giurano che la frase e il suo tasso di sarcasmo, elevatissimo se si considerano l'età e la marca di yogurt apprezzata dal professore, equivalgono a una sorta di riconoscimento di subalternità da non sottovalutare assolutamente. Ossia siamo stati riconosciuti da Ridotto come entità socialmente inferiore, ma facente parte (anche se all'ultimissimo livello, subito sotto le macchinette del caffè per intenderci..) di quell'ordinamento culturale universale che dio, per accordi personali col professore, non potrà fare a meno di seguire allorché ci saranno le selezioni per il regno dei cieli.

Insomma a poco più di un anno di distanza dalla nascita di questa piccola bottega dell'onta, in cui si incrociano un revisionismo storico volutamente errato e una cronaca dall'università tanto esagerata quanto spudoratamente reale, siamo già a qui a fare i conti con i primi tentativi di adescamento da parte del potere costituito, istruito e ostruito; che lancia il sasso per vedere l'effetto che ha nell'acqua, e poi lancia un bastone, aspettando che il prof Carlo Salamini lo prenda e lo riporti con i suoi incisivi fatti di marmo di Carrara.
Ma noi qui, seppur contenti e orgogliosi per le occulte lusinghe del professore Ridotto, ribadiamo che non ci arrenderemo e che continueremo a stare dalla parte degli studenti anche in caso di offerte irrinunciabili.

Questo almeno per i primi cinque minuti. Poi scenderemo tranquillamente a patti, come la tradizione italica vuole.
(Tomas T.)

Ps. Causa battesimo delle nipoti Boemia e Alsazia, il prof Ridotto non farà lezione il 16 e il 18 di marzo.

(Uno che non c'entra niente con quello che è stato scritto)