mercoledì 28 aprile 2010

Decisamente no

Però così non vale.
Proprio quando c'eravamo rilassati e adagiati sulle domande da porre nell'imminente incontro con "quello che ha creato Dagospia" e sulla lapidazione verbale a cui il 6 maggio sarà sottoposto il direttore del Riformista (che oggi si pone il problema di come fare pubblicità progresso al nucleare in Italia), la Sorry ha colpito alle spalle. Lunedì, tra la porta che non ha ancora imparato a chiudere e una cartina dell'India ai tempi della Pangea, la nostra esperta di oltraggio al buon senso ci fissava come un suricata di fronte a un cubo di Rubik e sventagliava preoccupata alcuni fogli: i moduli di valutazione dei docenti.
alcuni di noi, entusiasti, hanno iniziato a concepire bucoliche bestemmie con le quali rispondere alla voce 'suggerimenti per il corso', altri invece hanno immediatamente constatato che, se quei moduli in tre anni fossero serviti a qualcosa, l'unico modo per ascoltare oggi la Sorry parlare, sarebbe stato ordinare un Camogli all'autogrill di Viterbo.
Insomma lei era lì e, come un cactus portato in antartide, ignara d'esser fuori luogo; o forse l'aveva intuito guardando le prime file vuote, i primi segni di disattenzione tra gli studenti che scommettevano su quale acaro raggiungesse per primo la finestra. Ma non aveva più importanza perchè aveva una comunicazione di vitale importanza da fare. la Sorry sventolava i moduli con aria truce e, additando nel foglio l'infingardo punto numero 12 relativo alla percentuale di lezioni seguite, disse: "dovete protestare", fin qui tutti d'accordo, "perchè voi non avete potuto seguire tutte le lezioni per colpa dei corsi cattivi che si accavallavano. QUI NON DOVETE SCRIVERE NULLA". sgomento. freddo. sangue alle tempie e poi giù verso la mano che avrebbe volentieri afferrato una sedia e, tiratagliela contro, si sarebbe unita ritmicamente all'altra, applaudendo.
Se qualcuno fosse stato lucido e non accecato dalla rabbia repressa per tanti lunedì passati a fare pranzo alle 4, le avrebbe fatto notare l'inaccettabilità delle sue considerazioni e imposizioni, ma dopo i cinque minuti seguenti la gran parte degli studenti aveva già annerito così tante volte la casella DECISAMENTE NO da perdere il senso di queste e di altre parole. "decisamente no decisamente no decisamente no..." se prima era solo un mantra pre-lezione, lunedì è diventato l'esorcismo necessario dopo ogni sua lezione, il veto all'idiozia, la difesa immunitaria di fronte a ogni sua domanda.
"allora vi ricordate di venire all'incontro con Dagospia?"
"..."

T.Tomas

mercoledì 21 aprile 2010

A volte ritornano

Mentre giocavamo a fare i ragazzi informati, che leggono il loro bel quotidiano e discutono poi delle attrattive musicali dello "Sziget Festival" di Budapest, fummo interrotti da un tizio di nero vestito. Aveva con sé un bastone, sulla testa una coppola rigorosamente nera, e dei guanti in pelle di terrone. "Salve, sono il professore".
Scompiglio. "Chi?! Cosa?! Un professore qui?! No no, lei ha sicuramente sbagliato palazzo".
Il prof aveva una faccia tirata, tirata fuori da un noir tedesco degli anni '80. Guardava solo dinanzi a sé. Non declinava lo sguardo verso le nostre reazioni simpaticamente sorprese, divertite nel confutare la sua convinzione. Fissava un punto al centro del vuoto, taciturno e immobile, mentre noi tutti riprendevamo i nostri gargarismi intellettuali.
Ad un certo punto un ragazzo gli si parò davanti con l'innocenza di un cane che si accinge a pisciare sulla ruota dell'auto del suo padrone, e con tono amichevole gli disse: "Guardi, ci dissero ad ottobre che sarebbe dovuto arrivare qualche professore, ma a dire il vero iniziamo a pensare che siano tutti morti perché qui di prof non se n'è vista neanche l'ombra". Poi però inizia stranamente a scaldarsi: "Diavolo di un papa!..Aspetti, si faccia osservare un po' meglio: certo, ma lei è proprio il professor Pietr.."
Ecco, non fece in tempo a terminare il lavoro ondulatorio della lingua sotto al palato per pronunciare la erre, che il bastone del prof gli percosse prepotentemente la mandibola con la stessa velocità con cui Ghemon troncherebbe una sigaretta di Jigen.
Scioccati, respiravamo affannosamente. Il prof riprese il suo lento ma implacabile procedere verso la cattedra. Pareva un carrarmato. Una ragazza, fiera oppositrice di tutte le ingiustizie, tentò di sbarrargli la strada per chiedergli conto di quel colpo violento e assassino inferto al giovane collega, ma si ritrovò addirittura ad essere malamente calpestata. Si spense anch'essa lì in aula, e fummo costretti a consegnarla ai suoi cari avvolta in alcune pagine del "Riformista". I genitori non ce lo perdoneranno mai.
Allora il prof si sedette alla cattedra e si rivolse così verso gli studenti che lo guardavano attoniti: "Salve ragazzi, sono il professor Pietro Viadaunmese."
Cazzo era proprio lui, il professor Viadaunmese! Ne avevamo sentito parlare spesso, ma non aspettavamo di trovarcelo in aula da un mese all'altro. Avremmo voluto chiedergli subito il perché di quella violenza verso i nostri due colleghi, ma il prof ci anticipò: "Mi spiace per i vostri compagni. Forse erano bravi ragazzi, forse no. Sicuramente sarebbero stati dei disoccupati. Non avrei desiderato ucciderli, non sono un uomo violento. Però non volevo che qualcuno guastasse il mio ritorno in grande stile svelando subito la mia identità o interrompendo la mia marcia trionfale verso la cattedra."
In fondo eravamo contenti, noi sopravvissuti. Certo ci dispiaceva per i due caduti in battaglia, morti per salvaguardare l'onore delle apparenze nell'università italiana, e ai quali "la Sapienza" ha però promesso di dedicare quattro mattonelle del pavimento dell'aula. Ma eravamo contenti perché finalmente si materializzava un prof tutto nostro pronto a parlare, a spiegare, a istruire.
Fu così che Pietro Viadaunmese iniziò la sua lezione con le parole: "Ragazzi, per oggi direi di fermarci qui!". Erano passati sette minuti..

Tomas T.

venerdì 16 aprile 2010

Alain Elenkann

Ieri in aula-tirrenia gli studenti di Editoria e Scrittura sono stati deliziati, dalle 16.17 alle 17.02, dall'intervento del noto imbalsamatore di Specchio Alain Elkann. Un'introduzione della sempre fatiscente Mirella Sorry ha preceduto il comizio del padre di John, nonchè padre di Lapo, nonchè nonno di Oceano e Leone, nonchè figlio di Kmer della tribù Starr. L'ospite è stato gentile e ci ha rilasciato il testo del suo discorso, che riportiamo qui di seguito:

"Ungaretti
Svevo
Joyce (che conversava con Svevo in dialetto triestino)
Saba
Dante
Moravia
Moravia
Moravia
Nabokov
Cechov
Dostoevskij
Tolstoj
- domanda di quello che sta seduto qui appisolato (Salamini ndr) e non ride come l'altra che s'alliscia i capelli (Sorry ndr)
Woolf
Raffaello
Antonello da Messina
Piero della Francesca (da Sansepolcro)
Kundera
Rapajic
Carcasi
Valerio
Melissa P."

L'elenco telefonico si è poi concluso con una interessante domanda del pubblico: "perchè ha intitolato il suo romanzo 'Nonna Carla' e non 'Mamma Carla'?"
Risposta di Elkann: "Zoff, Cuccureddu, Furino, Gentile, Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti, Bettega."

T.Tomas


mercoledì 14 aprile 2010

Esce ad aprile

E accadde. Come vedere la cometa di Halley, anzi no, come annullare er go' de Turone, anzi nemmeno, come invitare a cena la Sorry e scoprire che ha lo spessore, non solo intellettuale, di uno Swiffer, il calore dai termosifoni dell'Aula a Vetri uscì. Ad aprile. Ieri mattina, durante la lezione di Colonialismo Vulvurale, il primo stupore generale si mischiava subito al successivo senso di fastidio, lo stesso di chi scarta il cervello di Gasparri e rimane deluso per non averci trovato una Winx. Mentre infatti i pinguini erasmus abbandonavano sconsolati i primi banchi e alcuni studenti si stringevano attorno al termosifone accarezzandolo, parlandogli e chiamandolo finalmente per nome dopo il lungo coma, "come minchia si fa...?" ripeteva sibilando il professor Salamini, uomo distinto, con moglie, figlio in arrivo, ritenuto dai suoi migliori amici incapace di esternazioni impulsive che prevedano meno di una proposizione principale, tre subordinate, una per grado, e minimo due coordinate. "come minchia si fa...a mettere la maglietta della salute sbagliata?" ha mormorato il docente, inorridito per la scelta di una canottiera semplice senza rinforzi ascellari in silicio, inadatta al caldo soffocante dell'Aula a Vetri di ieri.
Oltre alle ascelle di Salamini, si sono registrate altre 16 esondazioni nell'arco di soli trenta minuti e tutti si sono interrogati sui responsabili, sui colpevoli che non solo hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, ma hanno anche costretto la protezione civile a intervenire con la massima urgenza.
Un programma televisivo svizzero ha provato a far luce sull'accaduto, raccogliendo tre dichiarazioni che, rilasciate in tempi non sospetti e rilette ora, sono rivelatrici dei veri motivi del tempismo bulgaro con cui sono stati accesi i nostri termosifoni.
- "a Giugno ci sono i mondiali in Sudafrica, bisogna entrare in clima." (Giancarlo Abete, 6/3)
- "l'ostensione della Sindone scalderà i cuori di tutti." (Ringo Starr 11/4)
- "hic sunt leones" (anonimo juventino prima di Udinese-Juventus)
I termosifoni sono stati quindi accesi, secondo il ragionamento della tv svizzera, a causa delle basse capacità interpretative del personale della Sapienza e non per un ritardo rispetto ai normali tempi di accensione. Scagionato dunque Paolo Gambeffa il quale, secondo i più maligni, durante una lezione di ottobre cui si presentò senza aver fatto colazione, sradicò un cavo gommoso vagamente simile a un bastoncino di liquirizia, ingurgitandolo e rendendo inservibile il calorifero.
Gli esondanti sono ad ogni modo salvi e in salute, trasferiti in laboratorio per normali accertamenti.
T. Tomas

giovedì 1 aprile 2010

Il sabotatore.

Forse non tutti lo sanno, ma quest'ultima domenica altre elezioni si sono tenute a San Marino. Il pruriginoso principato, prediligente i princìpi preponderanti in una prospettiva programmatica, in precedenza pronunciantala pronta per una prosopopea della prassi progettuale, è diviso infatti in 87 provincie. il voto, oltre al rinnovo semestrale del collo di Roberto Cota, ha riguardato il rinnovo della presidenza di gabinetto del regno per la quale è stata annunciata già lunedì sera, grazie allo spoglio degli 86 seggi elettorali, la vittoria schiacciante di Paolo Gambeffa, capogruppo al Senato Sanmarinese per l' Ecdl. I candidati avversari hanno però chiesto il riconteggio delle schede, poichè nell'87esima provincia molti elettori non hanno potuto votare a causa della forte affluenza e dell'intasamento dell'unica cabina elettorale. Alcuni si sono chiesti come mai in precedenza non si sia mai verificato un fatto simile, ma il dilemma è presto spiegato: nella cabina della sezione elettorale 87 il professore di Iattura Nelle Reti presso la Sapienza di Roma, Tommaso Und Pomelium, ha impiegato 5 ore 16 minuti e 24 secondi a esprimere le proprie preferenze. il docente pare si sia infatti attardato in elucubrazioni massimali sulla fragilità delle matite elettorali, addormentando gli scrutatori, che non hanno potuto completare l'operazione di voto del professore, e l'usciere, incaricato di chiamare uno a uno gli elettori. a queste 5 ore vanno naturalmente aggiunte le altre 3 passate da Und Pomelium nella cabina e ripartite in scala ascendente tra le seguenti azioni: sollevamento della matita, apposizione della croce e fissaggio del vuoto. Il medico personale del letterato sostiene sia la forma aggravata di una malattia rara: la Paucavoluptasvivendi, manifestatasi fino ad oggi solo nei licheni. Secondo Gambeffa invece, egli farebbe capo a un complicato e astuto progetto di sabotazione anarchica delle elezioni. secondo altri infine, Und Pomelium sarebbe solo un uomo fidato della Kimbo.

T. Tomas