lunedì 3 maggio 2010

Un giorno di ordinaria prostituzione

“Le marchette falle a casa tua”. Così si è espresso qualcuno dei presenti, dopo l’ennesima lezione farsa: un gustoso spot pubblicitario per Dagospia (del cui fondatore Roberto D'Agostino, caro lettore, saprai sicuramente tutto) e il suo decennale, che ha lasciato evidentemente in bocca uno schietto sapore di merda a più di uno dei presenti.
Ad organizzare il tutto, la nostra impagabile Sorry, la “maestrina dalla penna rossa, ma dalle mutande rosa”(questa non è mia ma sempre del simpatico Roberto D’Agostino: un luminoso ritratto di docente che ha fatto piovere le mandibole a tutti i presenti). La nostra “maestrina”, per inciso, ha un curriculum ben più caleidoscopico delle summenzionate “mutande”: ha realizzato trasmissioni culturali per la tv. Collabora a L’espresso, La Stampa, Ttl, Corriere della Sera-Magazine. Ma questo è lo spirito dei nostri tempi: con Proust può convivere il kisch più sfrenato. Sia chiaro però, l’importante è che il kisch abbia molti contatti, che faccia audience, che abbia un vasto pubblico, altrimenti è il solito materiale di sempre: merda (un consiglio alla nostra “maestrina” si adegui velocemente allo Zeitgeist, perché sul web la sua biografia non si trova su wikipedia come quella di D’Agostino o di Luciano Moggi, perciò, calchi forte sull’acceleratore: non basta certo fare le marchette solo agli amici di sempre per finire nell’olimpo mediatico).
Torniamo all’evento. Gli studenti speravano forse in una lectio magistralis di D'Agostino sull’importanza del web per il giornalismo moderno: macché. Tra telecamere e fotografi, si è trattata dell’esibizione compiaciuta e greve della sua corte dei miracoli(Renzo Arbore, Carlo Rossella Gianni Boncompagni e Dario Salvatori che forse è stato l’unico tra i presenti ad aver capito di essere in un’aula universitaria e non in caserma).
Infatti il tono generale della colta conversazione è stato quello della naia: sapidi raccontini di culi e tette e aneddotica su notorie teste di cazzo del jet set nostrano, sì, proprio sulle teste di cazzo.
Ed anche il Preside di Facoltà (così è stato presentato agli astanti) ha fatto capolino, timidamente, magari con la segreta speranza di prendersi in faccia due flash o una breve inquadratura dalle telecamere. E invece un cazzo! Consigliamo pure a lui di schiacciare forte sull’acceleratore se vuole finire al TG2 delle 20, e di adeguarsi allo spirito dei tempi: qualità del corpo docente bassa ma più numerosi atti di prostituzione dell'intelligenza universitaria. Non ci accontenteremo mica delle solite lezioni dove abbiamo potuto ascoltare questi fiori: “a Roma hanno scontrato due motorini”, “l’aereo è crollato”, “è un senso comuno”, “non solo l’indotto ma anche l’intorno”, “la rivoluzione russa del 1918”, “il tema del fatto che insomma…” ecc. ecc.
Insomma i professori vanno bene così, ma facciano più marchette, l’audience legittima tutto.
Un dolce finale. Quando Roberto è uscito dall’aula, magari sperava in qualche stretta di mano, in un “hey Roberto posso farmi una foto con te?”, forse in un pubblico festante. E invece no, sarebbe stato più probabile vedere un maiale volare. così ancora, l’inutile, orgoglioso, compiaciuto sfoggio di volgarità: Roberto ha cercato ancora la battuta e ha raccontato ai pochissimi estenuati e astenuti presenti cosa sia l’amicizia, o che diavolo sia quella merdosa cosa che con le parole connivenza e cricca si descrive benissimo lo stesso.
Sia chiaro che per scrivere questo puzzolente resoconto, anche io mi sono adeguato allo spirito dei tempi. Mio malgrado lo subisco e non lo plasmo come la nostra “maestrina” e il nostro simpaticissimo Roberto D’Agostino, mio malgrado ne sono complice, lo testimoniano le tasse universitarie pagate.

dal nostro inviato, Duns Meici