giovedì 24 marzo 2011

Cremose espiazioni.

Innanzitutto non siamo stati noi.
Martedì scorso, era il 22, Vittorio Ridotto è entrato in aula per la lezione, ha comunicato a tutti di avere la bocca sanguinante e se n’è andato. Supposizioni e teorie hanno affollato le menti di ciascuno, ma noi abbiamo scoperto la vera causa di questa bizzarra mestruazione orale, le radici profonde di questo epocale evento.


Nel 1711 non è successo nulla che la storia con la S maiuscola ricordi. Ma il 22 marzo di quell’anno il conte Dracula non era certo di buon umore.

Era rincasato più tardi del solito, quasi alle soglie dell’alba, urlando e bestemmiando contro questo e quel nano da giardino, scaraventando via tutti gli oggetti che si trovassero a portata di mano, compreso il trespolo del suo corvo domestico, Ylenia.

Il motivo di tanta acredine verso il mondo non si saprà mai, ma ciò che importa è che quel mattino del 22 marzo, con le imposte chiuse e le rondinelle fuori a festeggiare, Dracula era seduto sulla sua poltrona, di fronte al caminetto spento. Passarono parecchi minuti, quarti d’ora e ore intere prima che da quella postazione si sentisse qualcosa di diverso da un insulto. Il conte con un cenno del dito medio chiamò il maggiordomo:

- Vittò! Viè qua...

Vittorio Ridotto si accostò al padrone, le mani giunte, la schiena curva, aveva poco più di vent’anni e un grazioso cappellino da domestico.

- Sì eccellenza.

Dracula guardò il maggiordomo, lo scrutò, gli fece un cenno. Ridotto accennò la risposta e sibilò via. Tornò con uno yogurt, lo porse con cautela e leggerezza al padrone; fece un passo indietro.

- Sono contento che tu abbia capito - commentò soddisfatto il Conte.

Dracula era inaspettatamente sollevato e Ridotto pensò che da quella poltrona potesse a quel punto alzarsi una pacca di ringraziamento. Così non fu. Il conte, dopo una fugace occhiata al camino spento, lasciò che lo sguardo si fermasse sul gusto dello yogurt. Un attimo di gelo in cui il camino, se fosse stato acceso, si sarebbe spento; poi lo scatto fu improvviso, lo spavento del maggiordomo letale, il grazioso cappellino cadde a terra, l’urlo di Dracula fu udito anche in Molise.

- ALLA BANANA! LO VOLEVO ALLA BANANA!

Ridotto vide il padrone lanciare lo yogurt al gusto di arachidi contro la parete, voltarsi impetuoso e colmo d’ira, sguainare e brandire contro di lui il cucchiaino d’avorio. Le tende si scossero in un tumulto e mentre senza farsi scorgere Ylenia nascondeva tra le zampe un barattolo di yogurt alla banana, Ridotto indietreggiava balbettando.

- Quelli alla banana sono finiti, padrone.

Ylenia da dietro la credenza sghignazzava.

- NON SONO MAI STATO INSULTATO COSI’! Pagherai per questo, Lampredotto..

- Mi chiamo Ridotto, padrone...

Il maggiordomo indietreggiava ancora ma sempre in modo composto e senza disgiungere le mani.

- MUTO! DEVI STARE MUTO!

- Certo, padrone.

Seguirono pochi minuti di religioso silenzio. Si udiva solo Ylenia che da qualche parte in casa scavava il barattolo, ma Dracula era troppo concentrato per udire altro che i propri pensieri.

- Ci vuole una punizione esemplare -

Sebbene il conte mormorasse tra sè e sè, Ridotto lo udì benissimo e in lui subito scattò il panico: l’ultima volta che il padrone aveva inflitto una punizione esemplare aveva alzato una croce e vi ci aveva crocifisso il suo orsacchiotto dell’infanzia.

Dracula s’illuminò d’un tratto. Era così semplice che non ci aveva pensato subito.

- Mangerai yogurt alla banana...

- Solo?

- ... per trecento anni. Ogni giorno, dalle 15.00 alle 17.00... E nell’ultimo giorno di espiazione sputerai sangue a riparazione di tutto il benefico potassio che la tua incapacità di maggiordomo mi ha negato!


Se dunque trecento anni dopo Vittorio Ridotto, ex maggiordomo del conte Dracula, ex cocchiere di Guglielmo Stefani, ex consigliere di Tito e ora presidente del nostro corso, il 22 marzo 2011 ha espiato le cremose colpe trasformandosi per un giorno nel Conte Ugolino dantesco, non è naturale che paghi anche per averci costretto a frequentare giornalismo di moda? Magari trasformandosi per l'occasione in un grazioso cappellino...


Muhammar per Screditorìa e Gabbana,
collezione primavera-estate 2011

T&T

giovedì 10 marzo 2011

Le lusinghe del potere ostruito

E venne il giorno. In fin dei conti atteso, ma pur sempre inaspettato.

Quel giorno che, se ci avessero chiesto di renderlo in quadro, avremmo dipinto come l'Ultima cena leonardesca. Quel giorno in cui ti chiedi come ci sei riuscito; e ti chiedi se sei proprio tu, oppure un tuo omonimo, un ologramma, un'imitazione di Corrado Guzzanti (alzatevi in piedi e dite "amen"), uno scherzo di quel geniaccio fortunatamente incompreso di Luca Barbareschi. Quel giorno in cui ti verrebbe da slacciare ogni freno inibitorio della comunicazione per urlare al mondo intero (naturalmente dalla tua bacheca facebook): "E' fatta!".

Qualcuno starà pensando che "il giorno" sia quello del conseguimento della tanto vergognata laurea in "Goditoria & baldoria": nulla di tutto questo. E non ci si riferisce neanche alla data del primo contratto da giornalisti, anche perché in questo caso dovrebbe venirci in soccorso la profezia Maya.
No, parliamo di cose ben più importanti. Perché prima (ma parecchio prima..) di essere studenti universitari, aspiranti giornalisti e sospiranti ospiti di "Ballarò", siamo innanzitutto uomini. E in quanto tali per colmarci il petto d'orgoglio non bastano né un titolo di dottore, in non si sa che cazzo, annunciato da una voce ufficiale "per il potere conferitomi dal Magnifico Rettore, da Mago Silvan e dal tabaccaio qui sotto"; né può bastare un foglio a4 prestampato in burocratese che indichi da quando a quando si avrà l'onore d'essere sfruttati per il secondo mestiere più antico del mondo. Il leccaculo.
Per farci sobbalzare d'orgoglio servono emozioni come quelle scaturite da pubblici e ufficiosi riconoscimenti di malcelata disistima, dichiarazioni buttate lì in un discorso apparentemente vacuo, che amplifica perciò quel che di estemporaneo viene detto. Come la frase: "altrimenti potete visitare il blog di facoltà, 'Screditoria & Tortura'."
Parole di Vittorio Ridotto, colui che dirige il nostro corso di laurea con la stessa rigorosa determinazione con cui da piccoli ci impegnavamo nel non rovinare gli angoli delle pagine del "Sussidiario"; con la stessa solerzia con cui in Italia i medici specialisti rilasciano fattura; e con la stessa dura fama di Otto von Bismarck, che però almeno un paio di volte nella sua vita è stato visto ridere.

Le persone vicine al suo ambiente (Guglielmo I "il Grande" e Patty Pravo) giurano che la frase e il suo tasso di sarcasmo, elevatissimo se si considerano l'età e la marca di yogurt apprezzata dal professore, equivalgono a una sorta di riconoscimento di subalternità da non sottovalutare assolutamente. Ossia siamo stati riconosciuti da Ridotto come entità socialmente inferiore, ma facente parte (anche se all'ultimissimo livello, subito sotto le macchinette del caffè per intenderci..) di quell'ordinamento culturale universale che dio, per accordi personali col professore, non potrà fare a meno di seguire allorché ci saranno le selezioni per il regno dei cieli.

Insomma a poco più di un anno di distanza dalla nascita di questa piccola bottega dell'onta, in cui si incrociano un revisionismo storico volutamente errato e una cronaca dall'università tanto esagerata quanto spudoratamente reale, siamo già a qui a fare i conti con i primi tentativi di adescamento da parte del potere costituito, istruito e ostruito; che lancia il sasso per vedere l'effetto che ha nell'acqua, e poi lancia un bastone, aspettando che il prof Carlo Salamini lo prenda e lo riporti con i suoi incisivi fatti di marmo di Carrara.
Ma noi qui, seppur contenti e orgogliosi per le occulte lusinghe del professore Ridotto, ribadiamo che non ci arrenderemo e che continueremo a stare dalla parte degli studenti anche in caso di offerte irrinunciabili.

Questo almeno per i primi cinque minuti. Poi scenderemo tranquillamente a patti, come la tradizione italica vuole.
(Tomas T.)

Ps. Causa battesimo delle nipoti Boemia e Alsazia, il prof Ridotto non farà lezione il 16 e il 18 di marzo.

(Uno che non c'entra niente con quello che è stato scritto)

venerdì 4 marzo 2011

giovedì 3 marzo 2011

C'è puzza

Tenerezza. Tanta tenerezza. Quella tenerezza tipica della matricola. Quella matricola tipica del secondo semestre. Quel secondo semestre che tra tutti i semestri è particolare perchè, spenti gli ardori autunnali di inizio anno accademico, è messo lì con l’utilità di una mezza stagione, per sostituire l’obsoleto termine di “primavera” e coprire i mesi da Marzo a Giugno.

La matricola che si affaccia alla sua prima lezione del secondo semestre di Editoria e Scrittura ha quel non so che di foca 'scuoiatura', di tifoso del Toro, di inconsapevole vittima che non sente l’insostenibile puzza di zolfo che pervade i luoghi che attraversa.


Mentre insomma i “veterani” di Screditorìa e Tortura questa mattina hanno seguito “in senso lato” la lezione della professoressa Tontini, le matricole hanno assistito felici e gaudienti senza dare cenni di sospetto quando la docente ha proferito “per voi di Editoria non si troverà una soluzione” e nemmeno più tardi alle universali parole d’ansia “dopo vorrei parlarvi”. Don. Don. Don. Ma le belle speranze di questi giornalisti rampanti non si sono incrinate neppure con la Tontini che descriveva, con le stesse parole che usa Maroni per gli esodi libici e i brufoli di Calderoli, l’affluenza della copiosa rappresentanza di Editoria al suo corso di Inglese: “è una vera e propria invasione” ha detto, mentre la vecchia degli studenti di Editoria e Scrittura dalle ultime file sussurrava sfidandola “è tutto quello che sai fare?”.

Gente tosta quella del secondo anno. La guerra del Gomp, l’Equipollaria, le marchette della Sorry sono tutti fatti storici che temprano una generazione, eventi epocali hanno ancora sgualcito la tenerezza delle matricole. E anche quando la Tontini ha pronunciato il nome di Ridotto, il secondo anno si è ricompattato patriotticamente con qualche coretto alpino “Caro Ridotto, se ce la fai, inizia a correre altrimenti sono guai...!!”, mentre il primo ha reagito burocraticamente senza che nulla rigasse il suo composto entusiasmo in massello. Intatto.


Poi però sono arrivate le 20. E’ stata ritrovata, viva, la docente di Giornalismo di Soda. Da qualche mese girava una taglia sulla sua testa: i 12 crediti di Storia contemporanea e una visitata guidata a Sorrylandia "il magico mondo delle interviste scomode". Finalmente scoperta negli scantinati della macelleria di Gambeffa (a cui regalava yoghurt per la copertura), ha tentato nuovamente la fuga offrendo copie di Vogue e Cosmopolitan. Si nascondeva dal giorno in cui Ridotto la chiamò e le propose di fare 6 crediti a Editoria; le sue ultime parole al telefono erano state “No dai, lo vuoi uno yoghurt?? Ma poi cosa c’entro io con il giornalismo..”. Infatti, ma a quell’abile burocrate che la chiamava il suo giudizio non importava. A Fabiana "Scotland Yard" Giacomotti, conosciuta da tutti con il suo nome indiano Lupo che Canta, non è restato che ignorare le telefonate, ignorare le email e scappare. E tutto questo per non rovinarsi la carriera a Editoria e Scrittura.
Editoria e Scrittura...

Editoria e Scrittura......


Ora, cari colleghi del primo anno, alzatevi. Recatevi all’angolo della stanza dove si trova la teca in cui conservate il piano di studi. Inserite il pin. Estraete il foglio e guardatelo bene. Ora annusate. Niente? Pensate al presidente del corso e annusate ancora. Niente? Pensate al sottotitolo del corso di laurea "Iniziazione ai segreti del giornalismo occulto". Annusate di nuovo. Non sentite lo zolfo, maledizione??

Eh vabbè, cazzi vostri. Lo capirete da soli che è un corso maledetto!





T.T.

mercoledì 2 marzo 2011

In medium stat creditum

Poche candele accese, un buio spesso e tenero, la luce assente eppure così inquieta e presente. Eravamo lì come al cospetto di una grande verità inconfutabile, come davanti a un gospel suonato dal vivo da Ray Charles, come di fronte a un dizionario dell’uso redatto da Raz Degan. Il medium fece volteggiare due volte la bacchetta che fu di Vespa e Mannheimer e come un rabdomante la puntò tremando su una foto sul tavolo, una foto di Giampaolo Pansa. Era il segno. “Vedete?” il medium ci chiese con gli occhi chiusi “E’ il segno”.

Gli studenti di Screditorìa e Tortura, riunitisi nell’annuale conclave di elezione della matricola Piustupida, attendevano febbrilmente e si sussurravano inquieti l’un l’altro: “che cosa? chi? quale cazzo di segno?”. E tutt’a un tratto il vater tuonò “Sono io Vittorio Ridotto et ibi parlo vobis erga omnes uti singuli e vi illumino - Ilenia quello è un barattolo di stucco non di yoghurt! - vi illumino e vi indico la via per il traguardo dei sex aut dodicium crediti”.


Il medium si fermò nell’ansia generale, sistemò il nodo della cravatta rosa che fu di Fini e prese a elencare posseduto, liturgico, solenne: “2 crediti andranno al miglior travestimento da Metternich alla festa dell’8 marzo, che si terrà nella mia villa e alla quale siete tutti invitati. √16 crediti a chi preparerà un approfondimento avente per oggetto l’evoluzione della comodità delle poltrone cattedratiche attraverso i secoli. 2 crediti a chi sceglie il libro di 900 pagine e 1 credito di bonus per chi lo usa per risolvere l’atavico problema del calo di statura.” Il medium fece un pausa. Qualcuno aveva appena tirato lo sciacquone, ma la concentrazione e la tensione rimanevano alte. “Infine 3 crediti a chi si reca alle macchinette e per primo mi porta un buon caffè!”.


Mentre gli studenti euforici si precipitavano ignoranti alla macchinetta, il medium sorrise. “Vado a prendere un aereo per i cazzi miei”, gli fece dire Ridotto, aggiungendo: “e comunque quello di Aronica non era rigore. Cià


In questa foto l'arbitro Rocchi: il medium.



T. & T.