domenica 26 giugno 2011
La Panchina
sabato 11 giugno 2011
Come si prenota.
domenica 22 maggio 2011
La Panchina
mercoledì 11 maggio 2011
Diffamazione.
In questo panorama di altissima competizione s’inserisce lo spettacolo andato in scena ieri: Chiaberge parla, Mirella Sorry interviene, Chiaberge esprime prima il suo dissenso poi il suo stupore per la stupidità condensata nella zolletta di neuroni dell’interlocutrice, Mirella Sorry chiude il suo intervento con un sorriso d’assenso. Cazzo ridi?
Fin qui nulla di nuovo: dalla bocca della Sorry nessuno si è mai aspettato commenti con un significato, specie quando gli invitati a lezione erano Calabresi, D’agostino, Sangiuliano e, in tempi più recenti, Pierluigi Battista. Chiaberge però non solo non lavora per un giornale deficiente, ma gestisce PERSINO una pagina culturale e questo deve essere sembrato una sfida alle orecchie della Sorry. Il regolamento del nostro corso di laurea impone una proporzionalità inversa tra intelligenza dell’invitato e le domande postegli.
Così la seducente autrice di celebri interviste a domicilio, come quella a Federico Moccia o quella ad Ascanio Celestini con le parole dell’attore che contraddicevano con precisione svizzera le sue, ha lanciato il cervello oltre l’ostacolo, in terra, con sprezzo del pericolo di non riuscire a sottrarlo mai più alle formiche. Mai più.
“I bravi scrittori non riescono ad emergere” ha detto la Sorry “E sti cazzi, se vai a fare le interviste a Moccia, te credo..” avrebbe voluto replicare l’uditorio tutto davanti allo sguardo basito del giornalista de Il Fatto Quotidiano. Poi il botto. La Lady Gaga della minchiata ha provato a dare un’analitica interpretazione dell’assenza di Roberto Saviano dalle librerie: “Ha il blocco dello scrittore”. Certo, e Craxi è fuggito ad Hammamet perchè amava la Tunisia.
Con Riccardo Chiaberge fottutamente imbarazzato era chiaro che tutto questo già sarebbe bastato per elevare la credibilità del nostro corso di laurea a quella di Gargamella presso il consesso dei puffi. Ma la Sorry, si sa, non si tira mai indietro e proprio quando il peggio sembrava passato, proprio quando tutti ci guardavamo indietro boccheggiando per la fatica e per la vergogna lei disse:
“Il libro di Saviano avrebbe potuto scriverlo chiunque leggendo qualcosa in biblioteca”.
Come se poi i “Ridenti” e i “Peti disarmati” non potessero essere stati scritti dopo una buona puntata di “Cotto e Mangiato”...
Vista la fama che grazie ai contatti della Sorry (contatti?? ora li chiamano così???) il nostro corso si sta facendo, non sarà poi il caso di stupirci se, quando porteremo il curriculum ad importanti testate giornalistiche, una smorfia di dolore comparirà sul volto dell’esaminatore leggendo “Editoria e Scrittura”. E chiuderemo il cerchio: se la Sorry oggi assomiglia ad un’integralista della stupidità che grida “viva l’anticomunismo” prima di ogni lezione, tra noi e la tartaruga, domani, non ci sarà proprio nessuna differenza.

T.T.
mercoledì 6 aprile 2011
Umiliazioni.
Il biglietto per mia madre era sul tavolo: sono andato a rastrellare i molisani, torno per pranzo, con disegnato alla buona un cartina dell’Italia con un buco sopra la Puglia. Controllai di avere il documento per passare i controlli in tranquillità. Ispezionai le tasche per vedere se c’era tutto ciò che serviva. Chiamai il mio alibi per verificare fosse sveglio e pronto a reggermi il gioco. La posta in palio era alta e le precauzioni non mi sembrarono affatto scontate.
- Vittorio, ci sei?
- Sì. Ma se ci scoprono sono cazzi.
- Non ci pensare, sarà come invadere l’Alsazia. Me lo sento.
- Hai sentito anche La Merda?
Gaetano La Merda lavorava per la compagnia telefonica. Aveva il compito di cancellare il traffico dal mio telefono per quelle due ore e fare in modo che il mio telefono, in caso di tentativo di rintracciamento, risultasse muoversi velocemente a lisca di pesce per le strade della città. Dovevo pur sempre rastrellare.
Anche Gaetano era operativo: toccava a me.
Andò tutto per il meglio. Tutto liscio senza sbavature. Ero contento, l’avevo fatta franca, il mondo mi sorrideva dopo settimane di tensione in cui avevo dovuto conciliare il timore di non farcela con la paura di venire scoperto. In preda ad emozioni allucinogene ripercorsi il viale di casa immaginandomi figure mitologiche come centauri, meduse e professori ordinari che attraversavano la strada; chimere e corsidilaurea volteggiavano tra i pioppi e dalle case di marzapane e crediti uscivano omini graziosi festosi e tirocinanti.
Ma alle soglie di casa il sogno si ruppe.
Vittorio e Gaetano erano imbavagliati e legati ai ciliegi nel giardino. Navarro, il filippino, non appena mi scorse chiamò mia madre dentro casa. Uscirono tutti e due. Mio padre era scuro in volto, anzi livido, un Idris del rancore con le mani in tasca per precauzione e mia madre nascondeva le lacrime dietro la spalla del marito. Era finito tutto. Sapevano.
- Dove sei stato - chiese mio padre senza porre domande.
- Credo tu lo sappia, Idris - risposi con un rantolo d’orgoglio.
- Invece no! Non lo so! E anzi voglio che quelle fottute parole escano dalla tua bocca di ladro, voglio che ti vergogni davanti a tutti e che strisci per implorare il mio perdono, voglio che impari una volta per sempre, voglio che il biasimo della collettività ti faccia passare questo vizio!
Mia madre ritenne elegante sintetizzare l'acredine.
- Ci fai schifo.
- Avanti, sputa!
- Cosa aspetti, merda? - anche i vicini avevano preso parte alla lapidazione.
- CHE COSA HAI FATTO, BUGIARDO? DILLO!
Non c’era più nulla da fare e Budda mi era testimone che avevo tentato tutto il possibile, che mi ero anche umiliato e anche che stavolta sarebbe stata davvero l’ultima. Così feci un gran respiro, dilatando le narici andai incontro alla vergogna inossidabile e mi preparai a cancellare una parte della mia vita.
- Mamma. Papà. Ho fatto l'idoneità linguistica.

giovedì 24 marzo 2011
Cremose espiazioni.
Nel 1711 non è successo nulla che la storia con la S maiuscola ricordi. Ma il 22 marzo di quell’anno il conte Dracula non era certo di buon umore.
Era rincasato più tardi del solito, quasi alle soglie dell’alba, urlando e bestemmiando contro questo e quel nano da giardino, scaraventando via tutti gli oggetti che si trovassero a portata di mano, compreso il trespolo del suo corvo domestico, Ylenia.
Il motivo di tanta acredine verso il mondo non si saprà mai, ma ciò che importa è che quel mattino del 22 marzo, con le imposte chiuse e le rondinelle fuori a festeggiare, Dracula era seduto sulla sua poltrona, di fronte al caminetto spento. Passarono parecchi minuti, quarti d’ora e ore intere prima che da quella postazione si sentisse qualcosa di diverso da un insulto. Il conte con un cenno del dito medio chiamò il maggiordomo:
- Vittò! Viè qua...
Vittorio Ridotto si accostò al padrone, le mani giunte, la schiena curva, aveva poco più di vent’anni e un grazioso cappellino da domestico.
- Sì eccellenza.
Dracula guardò il maggiordomo, lo scrutò, gli fece un cenno. Ridotto accennò la risposta e sibilò via. Tornò con uno yogurt, lo porse con cautela e leggerezza al padrone; fece un passo indietro.
- Sono contento che tu abbia capito - commentò soddisfatto il Conte.
Dracula era inaspettatamente sollevato e Ridotto pensò che da quella poltrona potesse a quel punto alzarsi una pacca di ringraziamento. Così non fu. Il conte, dopo una fugace occhiata al camino spento, lasciò che lo sguardo si fermasse sul gusto dello yogurt. Un attimo di gelo in cui il camino, se fosse stato acceso, si sarebbe spento; poi lo scatto fu improvviso, lo spavento del maggiordomo letale, il grazioso cappellino cadde a terra, l’urlo di Dracula fu udito anche in Molise.
- ALLA BANANA! LO VOLEVO ALLA BANANA!
Ridotto vide il padrone lanciare lo yogurt al gusto di arachidi contro la parete, voltarsi impetuoso e colmo d’ira, sguainare e brandire contro di lui il cucchiaino d’avorio. Le tende si scossero in un tumulto e mentre senza farsi scorgere Ylenia nascondeva tra le zampe un barattolo di yogurt alla banana, Ridotto indietreggiava balbettando.
- Quelli alla banana sono finiti, padrone.
Ylenia da dietro la credenza sghignazzava.
- NON SONO MAI STATO INSULTATO COSI’! Pagherai per questo, Lampredotto..
- Mi chiamo Ridotto, padrone...
Il maggiordomo indietreggiava ancora ma sempre in modo composto e senza disgiungere le mani.
- MUTO! DEVI STARE MUTO!
- Certo, padrone.
Seguirono pochi minuti di religioso silenzio. Si udiva solo Ylenia che da qualche parte in casa scavava il barattolo, ma Dracula era troppo concentrato per udire altro che i propri pensieri.
- Ci vuole una punizione esemplare -
Sebbene il conte mormorasse tra sè e sè, Ridotto lo udì benissimo e in lui subito scattò il panico: l’ultima volta che il padrone aveva inflitto una punizione esemplare aveva alzato una croce e vi ci aveva crocifisso il suo orsacchiotto dell’infanzia.
Dracula s’illuminò d’un tratto. Era così semplice che non ci aveva pensato subito.
- Mangerai yogurt alla banana...
- Solo?
- ... per trecento anni. Ogni giorno, dalle 15.00 alle 17.00... E nell’ultimo giorno di espiazione sputerai sangue a riparazione di tutto il benefico potassio che la tua incapacità di maggiordomo mi ha negato!
Se dunque trecento anni dopo Vittorio Ridotto, ex maggiordomo del conte Dracula, ex cocchiere di Guglielmo Stefani, ex consigliere di Tito e ora presidente del nostro corso, il 22 marzo 2011 ha espiato le cremose colpe trasformandosi per un giorno nel Conte Ugolino dantesco, non è naturale che paghi anche per averci costretto a frequentare giornalismo di moda? Magari trasformandosi per l'occasione in un grazioso cappellino...

giovedì 10 marzo 2011
Le lusinghe del potere ostruito

venerdì 4 marzo 2011
giovedì 3 marzo 2011
C'è puzza
La matricola che si affaccia alla sua prima lezione del secondo semestre di Editoria e Scrittura ha quel non so che di foca 'scuoiatura', di tifoso del Toro, di inconsapevole vittima che non sente l’insostenibile puzza di zolfo che pervade i luoghi che attraversa.
Mentre insomma i “veterani” di Screditorìa e Tortura questa mattina hanno seguito “in senso lato” la lezione della professoressa Tontini, le matricole hanno assistito felici e gaudienti senza dare cenni di sospetto quando la docente ha proferito “per voi di Editoria non si troverà una soluzione” e nemmeno più tardi alle universali parole d’ansia “dopo vorrei parlarvi”. Don. Don. Don. Ma le belle speranze di questi giornalisti rampanti non si sono incrinate neppure con la Tontini che descriveva, con le stesse parole che usa Maroni per gli esodi libici e i brufoli di Calderoli, l’affluenza della copiosa rappresentanza di Editoria al suo corso di Inglese: “è una vera e propria invasione” ha detto, mentre la vecchia degli studenti di Editoria e Scrittura dalle ultime file sussurrava sfidandola “è tutto quello che sai fare?”.
Gente tosta quella del secondo anno. La guerra del Gomp, l’Equipollaria, le marchette della Sorry sono tutti fatti storici che temprano una generazione, eventi epocali hanno ancora sgualcito la tenerezza delle matricole. E anche quando la Tontini ha pronunciato il nome di Ridotto, il secondo anno si è ricompattato patriotticamente con qualche coretto alpino “Caro Ridotto, se ce la fai, inizia a correre altrimenti sono guai...!!”, mentre il primo ha reagito burocraticamente senza che nulla rigasse il suo composto entusiasmo in massello. Intatto.
Editoria e Scrittura......
Ora, cari colleghi del primo anno, alzatevi. Recatevi all’angolo della stanza dove si trova la teca in cui conservate il piano di studi. Inserite il pin. Estraete il foglio e guardatelo bene. Ora annusate. Niente? Pensate al presidente del corso e annusate ancora. Niente? Pensate al sottotitolo del corso di laurea "Iniziazione ai segreti del giornalismo occulto". Annusate di nuovo. Non sentite lo zolfo, maledizione??
Eh vabbè, cazzi vostri. Lo capirete da soli che è un corso maledetto!

mercoledì 2 marzo 2011
In medium stat creditum
Poche candele accese, un buio spesso e tenero, la luce assente eppure così inquieta e presente. Eravamo lì come al cospetto di una grande verità inconfutabile, come davanti a un gospel suonato dal vivo da Ray Charles, come di fronte a un dizionario dell’uso redatto da Raz Degan. Il medium fece volteggiare due volte la bacchetta che fu di Vespa e Mannheimer e come un rabdomante la puntò tremando su una foto sul tavolo, una foto di Giampaolo Pansa. Era il segno. “Vedete?” il medium ci chiese con gli occhi chiusi “E’ il segno”.
Gli studenti di Screditorìa e Tortura, riunitisi nell’annuale conclave di elezione della matricola Piustupida, attendevano febbrilmente e si sussurravano inquieti l’un l’altro: “che cosa? chi? quale cazzo di segno?”. E tutt’a un tratto il vater tuonò “Sono io Vittorio Ridotto et ibi parlo vobis erga omnes uti singuli e vi illumino - Ilenia quello è un barattolo di stucco non di yoghurt! - vi illumino e vi indico la via per il traguardo dei sex aut dodicium crediti”.
Il medium si fermò nell’ansia generale, sistemò il nodo della cravatta rosa che fu di Fini e prese a elencare posseduto, liturgico, solenne: “2 crediti andranno al miglior travestimento da Metternich alla festa dell’8 marzo, che si terrà nella mia villa e alla quale siete tutti invitati. √16 crediti a chi preparerà un approfondimento avente per oggetto l’evoluzione della comodità delle poltrone cattedratiche attraverso i secoli. 2 crediti a chi sceglie il libro di 900 pagine e 1 credito di bonus per chi lo usa per risolvere l’atavico problema del calo di statura.” Il medium fece un pausa. Qualcuno aveva appena tirato lo sciacquone, ma la concentrazione e la tensione rimanevano alte. “Infine 3 crediti a chi si reca alle macchinette e per primo mi porta un buon caffè!”.
Mentre gli studenti euforici si precipitavano ignoranti alla macchinetta, il medium sorrise. “Vado a prendere un aereo per i cazzi miei”, gli fece dire Ridotto, aggiungendo: “e comunque quello di Aronica non era rigore. Cià”

martedì 25 gennaio 2011
Prova a smettere.
su Infosput...”E voi, cari colleghi, siete l’ultima sigaretta, il “gocciuolo” di rum adeso al collo della bottiglia, i cavi scoperti della tentazione di andare all’università. Vi esprimete, vi allarmate, vi scandalizzate e vi Salvatorebagnate su una pagina di facebook. Esultate per aver fatto firmare il piano di studi, chiedete ogni quattro minuti le email, che non esistono, dei professori e chiedete di alcuni professori che, matematicamente, non esistono o sono via o sono a bere arrosto di tacchino. Sì Gambeffa l’arrosto di tacchino lo beve.
Ma vi rendete conto del trauma che arrecate? Come fa uno a svegliarsi alle 15.00 e, dopo aver aperto Quella pagina di facebook, essere ancora convinto di voler smettere con l’università? Dovreste vederlo quest’uno: angosciato, sudato, in preda agli spasmi perchè sta combattendo contro la maniacale tentazione di aprire il cassetto sotto la scrivania; e nel cassetto cosa c’è? Il piano di studi. Vuole compilarlo, deve compilarlo, esige di compilarlo, ma eroicamente resiste e anzi si convince che tanto l’inchiostro della penna sulla carta igienica sbava. E non è una cosa bella che la penna sbavi sul piano di studi.
Ed egli lotta a pranzo a lavoro a merenda in palestra per scacciare l’immagine della Sorry, fantasmino sexy inviato per esercitare oniriche pressioni su di lui.
E torna a casa. E voi, accarezzabili colleghi, lì lo aspettate sornioni, perchè sapete di aver già riempito il vaso di pandora con commenti e post recanti ansia e date, equipollami ed equigalline.
Ed è quindi colpa vostra. Mai, amante ferito, avrebbe chiesto a Google di cercargli il sito della Ruttini, anche a costo di finire in un sito di scommesse su chi tra Ridotto e Povalium sembri più morto. Mai avrebbe scritto alla Orrendi chiedendo degli appelli di febbraio e bevendomi in risposta: “gli appelli sono su Infosput. se ha problemi chieda in segreteria”. MA TI PESA IL DITO A SCRIVERE DUE DATE QUI/ORA?
Come tutti gli innamorati a pezzi in fondo la giustifica: non è bello che si sappia in giro che c’è qualcuno che mette appelli a febbraio; poi tutti ti guardano come se stessi lavorando...è giusto tutelarsi!
Mai sarebbe sceso di nuovo così in basso. Mai.
Per questo, no: il piano di studi non l’ha ancora consegnato, se lo vengano a prendere!
E cosa te ne fai dell’email?? Come se non bastasse una mazza da baseball o un mazzo di chiavi...Inoltre sì: la data di scadenza del Pianto di studi è indicata sulla confezione, ma tanto viene prorogata in automatico dopo cinque giorni che viene definita.
E no, se sapessi gli orari e il luogo di ricevimento di quel professore, la tua domanda sarebbe “Potrà tornare a insegnare??”. No, ha smesso.

T. Tomas
sabato 22 gennaio 2011
Plancton di studi
Il luogo d’origine di questo curioso insetto pruriginoso non è ben chiaro: se alcuni biologi ipotizzano che possa trattarsi della sede della casa editrice Laterza, altri sono più convinti che siano i gomiti di Ridotto o le “crepe d’intonaco”, dette anche rughe della Sorry. A prescindere da queste collocazioni geografiche, alcuni comportamenti devianti delle persone possono essere identificati come effetti diretti dell’interazione con la Pianodistudi.
Il nostro animaletto infatti, che in giovane età assume l’aspetto di un foglio unto accompagnato da bestemmie, attira l’uomo con gli ingannevoli perizomi ascellari della prassi burocratica, gli impone di seguirla. Grazie poi al rilascio di sostanze simili all’inchiostro per stampanti, la Pianodistudi provoca delle allucinazioni nelle quali la vittima vorrà a tutti i costi compilare moduli e schemi impossibili convinto che essi poi lo portino dritto alla laurea. In tre o quattro giorni l’uomo entrato in contatto con la Pianodistudi diventa irrimediabilmente pazzo e il ricovero è obbligato. Se il soggetto impazzito non riesce a essere bloccato in tempo, le conseguenze possono essere drammatiche e addirittura tragiche. Solo nel recente passato sono numerose le città in cui fenomeni di violenza sono stati universalmente riconosciuti come collegati alla presenza della Pianodistudi: Cogne, Erba, Avetrana, Tucson, per citare i più celebri.
La degenza, che può avvenire in ospedale come in Aula Feretri, prevede che il soggetto durante il giorno compia alcune attività e in serata compili un questionario specificando quali abbia davvero “sostenuto” e quali invece debba ancora “sostenere”. Tale forma di riabilitazione ha il preciso scopo di scaricare il malato dall’ansia da compilazione allucinatoria e riportarlo gradualmente allo stato di plancton sociale con la consapevolezza che potrà barrare quello che minchia vuole, ma tanto non si laureerà mai.
Inoltre, gli studi sull’interazione tra Pianodistudi ed essere umano hanno anche rivelato il misterioso persistere, anche dopo l’avvistamento dell’animale, di una profonda irritazione e talvolta veri e propri episodi di orchite. il nesso tra le due cose non è ancora stato spiegato, così come non è stato ancora spiegato come mai la Pianodistudi appaia via email solo ad alcuni eletti. Non è stato nemmeno ancora chiarito il significato di quella mistica insalata del primo blocco di esami che prevede lo studio di Moda, Inglese, Fascismo e Artrosi. Forse anche per questo una Pianodistudi di età avanzata e più matura ha una forma rotonda, presenta un buco in mezzo e, soprattutto, rotola.